Tantra e NeoTantra – Un confronto tra Ortodossi e Non Ortodossi

NEO-Tantra
Le origini del neotantra 

Pubblichiamo questo articolo in quanto piu’ volte abbiamo sentito da alcuni operatori “olistici” e diverse persone impegnate in un percorso personale di crescita accennare in forma dispregiativa rispetto al Neotantrismo, abbandonandosi a forme di giudizio e pregiudizio. Tale aspetto in realta’ riflette la stessa questione che abbiamo gia’ affrontato in Tantra della Mano Destra – Tantra della Mano Sinistra.

In Occidente si è creata una interpretazione intorno all’importanza del sesso nel tantra e questa ha una precisa radice storica: quando negli anni ottanta, Osho commentò il Vijnanabhairava Tantra in chiave psicologica e al contrario di altri maestri indiani parlò esplicitamente delle pratiche sessuali legate al Tantra, molti allievi occidentali, cresciuti in un paradigma religioso dove la ricerca spirituale era associata alla rinuncia al piacere, si sentirono sollevati di poter include il piacere sessuale nel percorso spirituale. Cio’ e’ reale , il Tantra e’ una delle poche Vie che non spezza la natura umana tra corporea e spirituale e che non demonizza il piacere in se’. Nel Tantra il corpo e’ ritenuto il Tempio dello Spirito.

La sua allieva Margot Anand (ora insegnante presso La Osho University) diede inizio ad una corrente chiamata per la prima volta Neo-tantra: benché basata sui principi tantrici tradizionali, usava anche metodi tratti dalla bioenergetica e dalla sessuologia esperienziale e comunque sia da discipline piu’ moderne che non esistevano specificatamente in tempi antichi, introducendo musiche, sessioni e pratiche rituali inedite.

Il Neo-tantra considera la meditazione anche attraverso la energia sessuale una componente importante sul percorso spirituale, senza essere la componente fondamentale, perché come nessun altra pratica, trova l’essere umano pienamente coinvolto nell’intensità della vita: con la mente, il corpo, i sentimenti, la relazione, l’alta eccitazione. 

Miranda Shaw (insegnante di religione all’Università di Richmond, nel 2006 ha pubblicato Illuminazione Appassionata  – Venexia) , nella sua ricerca storica in Tibet arriva alla conclusione che la importanza della meditazione in unione sessuale non è un’invenzione del neotantra, ma stava alle radici del tantra stesso, quando il tantra veniva insegnato dalle donne come tradizione della sua origine matriarcale. 

Addirittura il tantra tibetano, che dall’anno mille in poi è diventato una religione patriarcale e gerarchicamente organizzata, ha una radice femminile: Padmasambhava, il fondatore del buddhismo tantrico, aveva imparato da una donna e trasmise l’essenza dei suoi insegnamenti fino alla liberazione completa a molte discepole attraverso pratiche sessuali, come ci racconta Yeshe Tsogyel nella sua biografia.

Il Neotantrismo quindi non rinnega l’insegnamento tradizionale, anzi spesso i Neotantrici possono possedere una buona conoscenza del Tantra della tradizione, ma non si fossilizzano su pratiche o su dogmatismi che avevano un senso 2000 anni fa , ma molto meno nella nostra epoca e in un luogo che non e’ L’India o L’Assam, ma e’ l’occidente che e’ permeato da una diversa cultura e tradizione.

Il Neotantrismo quindi integra e trasmuta, (pur mantenendo una aderenza rispetto ai principi generali del Tantra), e nuove conoscenze moderne sulla neurofisiologia, o sulla sessualita’, o sugli aspetti di tecniche meditative introducendo nuovi rituali e nuove modalita’ per trasmettere la Via Tantrica. I Tantrici non sono mai stati dei dogmatici e degli schematici. Hanno sempre innovato tradizionalmente nel corso dei secoli le loro pratiche, introducendo aspetti inediti e riprova ne sia l’esistenza di oltre 500 testi tantrici differenti a riprova della vitalita’ e della creativita’ del Tantra.

Definizione 

Inquadramento 

Il neo-tantra, come pure il Tantra tradizionale, non è mai stata una corrente codificata. Ogni scuola, ogni lignaggio e ogni maestro lo interpreta in modo leggermente diverso,includendo le proprie esperienze personali e la sua cultura negli insegnamenti. Il tantra e’ sempre stato storicamente  molto vitale e creativo nella trasmissione.

In generale si può dire che le scuole negli Stati Uniti sono più concentrate sul percorso personale e sullo sviluppo del piacere, mentre in Europa (Francia, Germania e Italia) si orientano a una fusione del percorso personale con quello spirituale. 

Distinzioni dal tantra tradizionale 

Distinzione negli obiettivi 

Se il tantra tradizionale ha come obiettivo l’illuminazione, il neo-tantra mira anche al benessere, all’armonia (anche nella coppia), e comunque una via di conoscenza del se’ anche con strumenti moderni non presenti migliaia di anni fa.

Distinzione nei metodi 

Sul piano dei metodi le differenze prevalenti sono due. Il tantra tradizionale enfatizza la meditazione intesa come presenza totale al proprio corpo, alla mente e all’esistenza, per coltivare il testimone interiore.
Il neo-tantra invece focalizza anche al passaggio dal cosiddetto falso SE’ al vero SE’ (il se’ stesso, l’io).

Distinzione nella didattica 

Nel tantra tradizionale la pratiche sono prevalentemente individuali e il maestro insegna in sessioni a due all’allievo. Nel neo-tantra l’insegnamento avviene spesso in gruppo o in coppia. In realta’ se andiamo alla radice in antichita’ scopriamo che anche in remoto passato il tantra veniva pratricato in gruppo e in coppia (chackrapuja) ed e’ solo successivamente con l’introduzione del Tantra Bianco la pratica e’ diventata fondamentalmente meditativa e proposta in sessioni da svolgere singolarmente e simbolicamente.

Riferimento alle fonti 

Nel tantra a secondo dell’appartenenza della scuola (buddhista, induista, ecc.) il maestro si riferisce esclusivamente ai testi sacri. Nel neo-tantra i testi tradizionali vengono combinati con nozioni e metodi della psicologia umanistica, della sessuologia, del counseling (orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità, promuovere atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta) di coppia e transpersonale. 

Metodologia 

Presupposto per la scelta dei metodi 

In un sondaggio effettuato emerge che la maggior parte delle persone in occidene una certa armonia nei rapporti e una armonia del se’ sono prioritari rispetto ad aspetti puramente meditativi.

Articolazione del percorso 

Di solito un training di tantra ha la durata di uno o più anni, si svolge in gruppo o in coppia e si articola in una successione di almeno tre fasi:

1.    La prima parte è dedicata all’esplorazione del SE’ (dell’io), alla conoscenza e alla risoluzione dei principali blocchi corporei e dei conflitti mentali, come ad un’integrazione tra corpo e mente, che nella nostra cultura vengono spesso percepiti come separati nel senso cartesiano, per es. “Sono convinto di una cosa, ma i sentimenti mi dicono il contrario” e ancora “ho dei desideri inconsci, ma sono condizionato ad un comportamento che me li impedisce”. In questo e’ consono anche alle vie antiche che sottoponevano i discepoli a prove per risorverne i blocchi e gli schemi mentali.

2.    La seconda parte mira ad una migliore comunicazione, sia sul piano verbale che su quello corporeo, per evitare le classiche dinamiche distruttive.

3.    La terza fase si orienta a coltivare anche il piacere sensuale  come all’intimità profonda dell’incontro tra Shiva e Shakty. Suona paradossale, ma benché tutti teoricamente desiderano maggiore piacere, pochi sono preparati a sostenerlo quando si manifesta nella pratica. Il sistema corpo-mente deve abituarsi ai grandi piaceri (che vanno oltre l’orgasmo) e all’intensa intimità prima di iniziare le pratiche tantriche. Le pratiche tantiche comunque non si riducono al solo aspetto sessuale , ma all’integrazione di tutte le energie che ci compongono.

Il passaggio dal personale allo spirituale

Gli insegnanti del neo-tantra “consigliano di fare un percorso di crescita prima di iniziare a meditare, per un semplice motivo: finché l’io rimane un concetto astratto pieno di conflitti interiori, anziché diventare un polo sicuro e un territorio interiore ben esplorato, non puoi oltrepassarlo. Finché corpo, mente e sentimenti non si uniscono a formare un sé organizzato, è inutile cercare l’unione tra il sé e lo spazio. Meditare, ossia osservare con la coscienza i fenomeni interiori quando questi sono talmente tanti che affollano la mente, è solo una perdita di tempo.

Il testimone interiore non trova un posto tranquillo dal quale osservare la confusione mentale. Soltanto quando la psiche ha raggiunto una certa stabilità e il dialogo interiore non è combattuto tra «devo fare questo o quello, glielo dico o non glielo dico, la amo o non la amo», il testimone interiore riesce ad osservare le sensazioni sottili, i quasi-pensieri emergenti, le pulsazioni energetiche, dal core-self, cioè il centro del sé. Questi processi sottili, una volta iniziati, diventano così numerosi da non riuscire a coabitare con i pensieri e i sentimenti, poiché lo spazio della coscienza è limitato e non può contenerne troppi contemporaneamente. Soltanto quando cessano il processi psichici e mentali grossi, quelli sottili possono emergere, e quando anche questi si esauriscono, subentra la pace interiore.”

Ricordiamo cosa scrive il grande maestro della scuola Dzog-Chen (una forma di antico tantrismo) Namkhai Norbu:

“….In realtà, per un occidentale praticare un insegnamento che proviene dall’Oriente non implica dover diventare un orientale. Al contrario, è fondamentale che egli lo sappia integrare con la sua cultura per poterlo comunicare, nella sua forma essenziale, ad altre persone occidentali. Ma spesso, quando ci si avvicinano insegnamento orientale, si crede che la propria cultura non valga niente. Questo atteggiamento è davvero sbagliato, perché tutte le culture hanno un loro valore, relativo all’ambiente e alle circostanze in cui sono sorte. Non esiste cultura migliore di un’altra, ma è l’uomo che ne può trarre più o meno vantaggi ai fini della sua evoluzione interiore. Per questo motivo e’ inutile trasportare regole e tradizioni di un ambiente culturale diverso da quello cui sono sorte. Le abitudini e l’ambiente culturale di una persona sono importanti per poter comprendere un insegnamento. Non si può trasmettere una conoscenza usando esempi di cose sconosciute a chi ascolta. Se un occidentale viene servita della Tsampa tibetana (farina d’orzo abbrustolita) probabilmente non avra’ idea su come mangiarla. Un tibetano, che fin da bambino si è nutrito di Tsampa, non avrà problemi e subito la mescola con il the’ e il burro e la mangerà…  Questo è il valore della cultura. Insegnamento, però, è una conoscenza interiore che non deve essere confuso con la cultura, le abitudini, le tradizioni gli schemi politici e sociali. L’uomo crea cultura diversi luoghi e tempi diversi, e chi è interessato all’insegnamento ne deve essere consapevole e saperle utilizzare, senza però farsi condizionare dalle forme esteriori. Ad esempio, coloro che hanno un già una certa familiarità con la cultura tibetana penseranno che per praticare lo Dzog-Chen ci si debba convertire al Buddismo o alla cultura Bon, per il fatto che si è diffusa attraverso queste tradizioni del luogo. Ciò dimostra quanto sia limitata la nostra mentalità. Se decidiamo di seguire l’insegnamento spirituale, infatti siamo convinti che sia necessario cambiare qualcosa come il modo di vestire, di mangiare, di comportarsi. Ma nello Dzog-chen (una forma di trasmissione tantrica) non si chiede di aderire ad una dottrina religiosa o di entrare in un ordine monastico, né di accettare ciecamente l’insegnamento. Tutto ciò può creare seri impedimenti alla vera conoscenza. In realtà l’uomo e’ cosi’ assuefatto a porre etichette che non è capace di concepire qualcosa che non rientra nei suoi limiti.  Faccio un esempio personale. Ogni volta che incontro un tibetano che non mi conosce bene, mi viene rivolta la domanda a quale scuola e lignaggio appartieni. In Tibet nel corso dei secoli sono sorte quattro principali tradizioni buddiste E se un tibetano sente parlare di un maestro  e’ convinto che debba necessariamente appartenere a una di queste quattro vie….”

Il maestro Norbu ci ricorda quindi il valore dalla cultura del luogo in cui viene trasmesso un insegnamento senza legarsi a rigidita’ dogmatiche, ma entrando nella fluidita’ che ti permette, tramite il giusto strumento comprensibile per la cultura di quel tempo, di far transitare un giusto messaggio e “integrare con la sua cultura per potere comunicare” e non e’ possibile “trasmettere una conoscenza usando esempi di cose sconosciute a chi ascolta”.

In conclusione in tutte le Vie Spirituali c’e’ un confronto tra Ortodossi e Non Ortodossi. E anche nelle Scienze insiste questo dibattito tra i ricercatori Normativi e i Creativi, tra Conservatori e Innovatori.  Fa parte dei vari caratteri della nostra specie. Alcuni vorrebbero le vie ingessate in schemi dogmatici che magari non sono piu’ consoni alla nostra epoca o all’Occidente, dove noi viviamo, e vanno trasmutati, altri si fanno portavoci di un processo evolutivo naturale che si allinea al tempo e allo spazio di dove una via e’ insegnata. 

Non si comprende perche’ per esempio allo yoga viene concesso di potersi evolvere rispetto allo Yoga Tradizionale di Patanjali di 2000 anni fa (esistono infatti numerose scuole Yogiche diverse in occidente Anusara yoga, Ashtanga yoga, Bikram yoga, Hatha Yoga, Iyengar Yoga, Vinyasa Flow Yoga, Kundalini Yoga), ma il Tantra dovrebbe invece essere legato a dogmatismi e schematismi rigidi poco consoni alla nostra epoca e alla nostra cultura che ha radici differenti da quelle orientali.

Il Tantra e Neotantra in realta’ propongono con modalita’, rituali e peculiarita’ differenti un percorso spirituale che ha numerosi punti e numerose ispirazioni in comune. Solo che il Neotantra lo trasmuta con pratiche piu’ consone a noi occidentali , piu’ comprensibili, e piu’ reali rispetto al nostro tempo e alle nostre esigenze.  Ovviamente questa evoluzione del Tantrismo non piace a volte agli “Ortodossi” che  vorrebbero mantenere la “tutela della tradizione” senza nessuna possibilita’ di cambiamento, ma comunque sia la evoluzione fa parte del processo creativo dell’umanita’.

“…L’osservanza dogmatica dei precetti equivale a non mantenere il vero impegno.  Non avere fissazioni e’ libertà dal dogmatismo.   Il pensiero è come l’onda che si alza e ritorna naturalmente. Quando si è liberi dal dogmatismo, perché non ci si fissa più su una conclusione, si consegue la visione del vero significato di tutti gli insegnamenti.  Se si penetra questa verità ci si libera dalla gabbia del divenire.   Se si contempla questa verità si brucia tutto ciò che oscura e causa sofferenza…”  –  Mahamudra Tantra

Jose’&Resya – Tantralove

Gli autori di questa pagina sono José & Resya Satchitshanti.

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