L’essenza liberatoria esoterica dei 10 comandamenti

PRIMO

Avverto tutti i lettori: nel testo autentico dei dieci comandamenti non c’è niente di quel che solitamente si crede, e scoprirli porta a cambiare idea (e se tutto va bene, anche a cambiare rapidamente vita). A cominciare dal PRIMO COMANDAMENTO, che di solito viene tradotto «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me». 

Ovverosia: «io comando, io escludo, tu obbedisci e basta e non guardarti attorno, sii sordo a ogni altra cultura e religione!» Ed è quello che tante grandi religioni pretendono dai loro fedeli. In realtà, il testo originale (Esodo 20,1) è: «Io sono YHWH ’Elohyim che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non avrai altro Dio davanti a me». E significa: «Io sono l’Energia di ciò che è reale (YHWH) e l’Energia del futuro (’Elohiym): questa energia ti libera SEMPRE dalle dipendenze che tanti nel mondo ti vogliono imporre. Se riesci ad accorgertene, non darai più ascolto a religioni che ti asserviscono». Insomma, è proprio il contrario di quello che gli esperti ci hanno insegnato. Importantissimo è il doppio nome di questo Dio che parla ai singoli individui (infatti dice: «tu»). Non è un «Signore», un dominatore che desidera sudditi. È semplicemente l’energia – potentissima! – di tutto ciò che c’è davvero, di tutto ciò che non è illusione, truffa, abbaglio, superstizione, credenze, ignoranze. Ed è l’energia di ciò che ciascuno può diventare, se non rimane attaccato al passato. Non può non odiare le schiavitù. Peccato che invece le religioni siano, spesso, soltanto quello che dice il loro nome: modi di religare, di tenere legati a tanti doveri (giusti o sbagliati) che fanno comodo a qualcun altro, invece di aiutarti a scoprire chi sei e chi puoi essere tu.

SECONDO

Il SECONDO COMANDAMENTO è, per noi, straniero. Viene insegnato come «Non nominare il nome di Dio invano», ma nel testo è anche: «Non ti farai immagine di ciò che è in cielo, né di ciò che c’è in terra» (Esodo 20,4).

Qualunque occidentale si chiederebbe giustamente: ma allora la pittura, la scultura? Sono vietate? E tutte le volte che si nomina Dio fuori da un rituale, si va contro il comandamento? Si direbbe un tabù arcaico, superato, e ciò dà l’idea che anche nella Bibbia ci sia molto di arcaico, di superato, e che dunque non valga la pena di prenderla sul serio. In realtà, nel secondo comandamento c’è un’indicazione utilissima e della quale abbiamo anche già parlato. Vuol dire: «è meglio che impari a non farti un’idea precisa di nessuna cosa: a non bloccarti su uno schema, su una convinzione, pensando che sia tutto lì e non ci sia altro da scoprire. Sia in cielo sia in terra scopri continuamente elementi nuovi, in ogni cosa, se riesci a guardare le cose e non le immagini che te ne sei fatto». Così, per esempio, si sa che il pittore mediocre è quello che dipinge ciò che sa già di qualcosa, invece di dipingere ciò che sta vedendo in quel qualcosa. Vale per ogni oggetto, per ogni persona, e anche per Dio: anche ciò che chiami «Dio», se pensi di sapere cos’è (o se dai retta a chi sostiene di sapere cos’è) diventa per te un «invano», un’occasione perduta, una fissazione e, spesso, un fanatismo. Ma ovviamente una religione non può spiegare così il secondo comandamento, perché darebbe torto a se stessa. Che ne pensate?

TERZO

Il TERZO COMANDAMENTO, di solito, sembra il più innocuo: «Ricordati del giorno di sabato, per santificarlo».

Viene spiegato che per i cristiani lo shabat è la domenica, e che di domenica bisogna evitare lo stress ed è bene dare a Dio quel che è di Dio (cioè un rituale festivo) mentre negli altri sei giorni bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. In realtà il testo dice: «Ricordati che c’è il giorno di sabato, e che è Qadosh». Qadosh non vuol dire «santo», ma «sommo». È il punto più in alto di tutti. Ed è come dire: quale che sia il tuo lavoro, ricordati che in te c’è qualcosa che è molto più in alto. Può essere un lavoro servile, con capi e obblighi che non ti piacciono; oppure un lavoro creativo, invidiabilissimo, in continuo progresso esistenziale. Ma in ogni caso tu sei più in alto: ricordatene, e guarda i tuoi giorni da quel punto di vista Qadosh, che tante persone dimenticano di essere.In più, nel racconto della Creazione, il settimo giorno è il momento in cui Noè si accorge del cosiddetto Diluvio e comincia a scoprire un mondo nuovo. E in questo senso, il terzo comandamento significa: «Impara che il mondo che conosci non è tutto; è solo il limite a cui ci si ferma di solito. È bene che quel mondo sia superato spesso; ricordatene! E qualunque orizzonte tu scopra più in là, andrà superato presto anche quello: perché tu cresci continuamente, e l’universo cresce insieme a te».

QUARTO

Il QUARTO COMANDAMENTO viene insegnato solitamente in forma abbreviata: «Onora il padre e la madre».

E nel corso dei millenni è servito a far sentire in colpa miliardi di adolescenti, per i sentimenti complicati che provavano verso i genitori. E se papà e mamma sono due mafiosi e tu no? Se si sono arricchiti sfruttando la miseria altrui? Li si deve «onorare» lo stesso? Perché, precisamente? Perché secondo alcune religioni la famiglia è più importante dell’individuo? Sicuramente non è così per la religione da cui viene questo comandamento. Se sfogliate la Genesi, l’Esodo e anche i Vangeli, trovate alcune critiche potentissime all’istituzione della famiglia: dai quarant’anni nel deserto (che servirono a eliminare i genitori) fino a frasi di Gesù come «Se uno viene da me e non odia suo padre e sua madre… non può essere mio discepolo» (Luca 14,26). E infatti il quarto comandamento, nella sua forma autentica, ha un senso diverso da quello a cui siamo abituati; è «Dà peso a tuo padre e tua madre, perché siano lunghi i TUOI giorni sulla terra». Cioè: «Comprendi bene chi sono i tuoi genitori, considera attentamente l’influsso che hanno avuto su di te, altrimenti i tuoi giorni non saranno mai veramente tuoi». Il che vale sia per i genitori, sia più in generale per il passato. Solo se si comincia a capirlo – invece di «onorarlo» e basta – si diventa padroni del proprio presente.

QUINTO

Di solito è tradotto: «Non uccidere» e, a prima vista, è abbastanza tranquillizzante.

Il lettore può infatti pensare: «Be’, io non ho ammazzato nessuno e non ne ho intenzione. Almeno in questo, Dio non ha motivo di criticarmi». Ma proviamo a guardarlo meglio. Nel testo ebraico è scritto: «Non ammazzerai» e non precisa chi. Non è «non ammazzerai uomini». È «non ammazzerai» e basta: nemmeno animali, insetti, pesci, piante, uova. E se considerate che, ai tempi di Mosè, pressoché tutti i destinatari dei comandamenti erano pastori, agricoltori o soldati, vi accorgete che nell’interpretazione tradizionale di questo comandamento c’è qualcosa che non va – a meno di non pensare che fosse scritto apposta per far sentire in colpa chiunque.In realtà, la chiave è nel verbo usato qui. In ebraico è RaZaKH, che oggi vuol dire «assassinare». Ma in ebraico antico (che è una lingua molto speciale, geroglifica) RaZaKH voleva dire all’incirca: «deviare-verso-l’aridità». Cioè lasciarsi attirare da cose come sconforto, angoscia, servitù, conformismo, inerzia e altre desertificazioni, che certamente «ammazzano» i talenti, gli impulsi autentici, i migliori desideri degli individui. In pratica, il Quinto Comandamento era l’invito a non ammazzarsi. Ma torna utilissimo anche ai nostri giorni: non ne conoscete anche voi, di persone che invece di vivere si inaridiscono? E magari non se ne accorgono nemmeno – anche perché nessuna religione attuale comanda loro di non farlo.

SESTO

Intanto, già che ci siamo, proseguo con il mio piccolo discorso sui comandamenti, sperando di non irritare troppo qualcuno. Il SESTO COMANDAMENTO è quello che qualche tempo fa veniva tradotto «Non commettere atti impuri», e suonava perciò molto intimo;

oggi lo si traduce (sia tra cristiani sia tra ebrei) «Non commettere adulterio», e viene quasi a coincidere con il decimo, che tradizionalmente vieta di desidere coniugi altrui. In entrambi i casi, questo comandamento risulta essere un divieto di provare sentimenti (anche la curiosità verso certi «atti» sessuali è un sentimento) e contribuisce perciò ad aggravare nella gente il senso di colpa. In ciò è lontanissimo dal testo ebraico antico, che è: Lo TiNe’aF, cioè «Non ti prostituirai» o, più letteralmente, «non userai la sessualità come un oggetto», come uno strumento per raggiungere qualche obiettivo. Insomma: quando fai l’amore, fa’ l’amore; accorgiti che il sesso è importante di per sé. Ma in questa forma, il comandamento sarebbe entrato in conflitto con tutta una serie di tecniche di dominio di se stessi, e di dominio della donna – alla quale varie religioni amano insegnare che, se fa l’amore, deve essere soltanto in nome della procreazione. Che tremenda quantità di amarezza è derivata da questa idea! Eppure il testo era tanto chiaro: un’esortazione a non prostituirti mai, in nessun modo, a cominciare dal modo in cui onori il tuo vigore sessuale.

SETTIMO

Chi si innervosisce quando sente parla di Bibbia ha buon gioco con il SETTIMO COMANDAMENTO, solitamente tradotto «Non rubare». Infatti è facile obiettare: «Certo che non bisogna rubare! Ma c’era bisogno che lo dicesse un Dio?»

Ed è vero: non c’era nessun bisogno; il furto era un tabù già prima di Mosè, e tutti sapevano perfettamente come si fa a non rubare. Tuttavia, nell’antica lingua in cui è scritto, quel comandamento mette in guardia anche da un altro delitto, a cui pochissimi prestano attenzione, e che nelle traduzioni non compare mai. Il termine usato per «rubare» è, qui, GaNaB. A quei tempi, chi sapeva leggere era abituato a far caso non soltanto alle parole, ma anche alle lettere che le compongono: GaN in ebraico antico era «recinto», «luogo chiuso»; e la lettera B simboleggiava la capacità di creare. Racchiusa nella formula «Non ruberai» vi era dunque anche l’esortazione a non porre ostacoli al talento – né al tuo, né a quello di altri, per esempio dei figli, dei filosofi, degli scienziati o di chiunque senta che quel che si conosce già è un GaN troppo stretto. In tal modo, il settimo comandamento sembra proprio fatto apposta per innervosire i religiosi più tradizionalisti – che di solito replicano: «Non me ne importa! A me hanno insegnato i comandamenti in un un altro modo, e non voglio sapere altro!» Buon per loro. Intanto, come augurio di capodanno, vorrei usare proprio queste parole: Lo’ Ti-GhNaB (si scrive così), «non mettere limiti alle novità che senti nascere in te!».

OTTAVO

Suona strano l’OTTAVO COMANDAMENTO in ebraico: «Non farai falsa testimonianza contro chi è tuo compagno».

È troppo libero, troppo anarchico agli occhi dell’Occidente. Esorta infatti a non usare la menzogna per danneggiare un amico. Dunque, non vieta di usare la menzogna contro un nemico, e nemmeno di mentire per aiutare un amico (se no, avrebbe detto soltanto «non testimoniare il falso»). In tal modo, dà l’idea che nei luoghi in cui si deve prestare testimonianza – i tribunali – la sincerità non sia indispensabile. Dice, in pratica: «Non fatevi illusioni: non è lì, che va cercata la verità. È altrove!».

Dove? Voi che ne pensate?

Secondo me, è dappertutto. Provate a trovare qualcosa di non vero, guardandovi intorno: le strade, gli alberi, il cielo?.. E qui l’ottavo comandamento esce dalle aule dei tribunali e riguarda chiunque, in qualsiasi occasione. Non-verità può essere soltanto ciò che noi diciamo o pensiamo del mondo – magari con le migliori intenzioni (quante volte ci è già capitato di accorgerci che qualche nostra convinzione che credevamo verissima era solo uno sbaglio?) In questa prospettiva, l’ottavo comandamento diventa: «Tu non hai la verità in tasca. Perciò è normale che tu menta. Impara a cercare la verità giorno dopo giorno. E ogni volta che scopri qualche cosa di falso in te, lasciala perdere: non impuntarti, come fanno le persone in tribunale. Se no, quella tua falsità andrà sicuramente a danno di qualcuno a cui vuoi bene».

NONO

Il PENULTIMO COMANDAMENTO è intensissimo. «Non desiderare la donna di un tuo compagno» (Deuteronomio 5,18): tradotto così, sembrerebbe un’esortazione a non provocare guai di gelosia tra la tua gente. Ma nel testo ebraico c’è molto altro: tanto che converrà suddividere l’argomento in due o tre puntate.

 «NON DESIDERARE…» Innanzitutto, il verbo usato nel penultimo comandamento non è l’equivalente del nostro «desiderare». «Desiderare», in italiano, è un atto bellissimo, viene dalla parola sidera, «stelle», e significa letteralmente: accorgersi che nel tuo cuore c’è qualcosa di più di quel che, per ora, le stelle stanno concedendo all’umanità. Questo accorgersi non è mai volontario: è un impulso come la fame o il sonno o la creatività; reprimerlo (cioè sforzarsi di non accorgersi) non può che essere dannoso; e in tal senso, «non desiderare la donna di un tuo compagno» suona davvero come un comando frustrante. È come dire: «fa’ violenza a te stesso, non fidarti del tuo cuore, dominalo!» Torna utile a quelle religioni che si alleano volentieri a qualche potere politico oppressivo, e perciò temono i cuori della gente.

Il verbo ebraico invece è KhaMaD. Viene da KhaM: «passione», «slancio», «fervore». Così, nel testo antico il comandamento diventa il contrario di una frustrazione; intende infatti: «In te c’èKhaM. È bene che tu usi questo KhaM, nell’amore, nella passione e in ogni altro ambito adeguato. Abbi il coraggio di usarlo pienamente! In amore, evita le situazioni in cui occorrano menzogne, furbizie, cautele, limitazioni… Sta’ alla larga dai cosiddetti amori infelici. Se ci caschi, è altissima la probabilità che sia soltanto perché hai paura del tuo KhaM, e vuoi tenerlo in qualche modo in gabbia. Forse perché ti preoccupa l’idea di quanto il tuo KhaM potrebbe cambiarti la vita?»

SECONDA PUNTATA. Ma a guardar bene, non suona strano anche a voi? «Non desiderare la donna di un tuo compagno». In pratica dice: tu, non importa se coniugato o celibe, farai meglio a non innamorarti di una donna sposata. Di conseguenza, a prenderlo proprio alla lettera, agli uomini coniugati la Torah non vieterebbe di innamorarsi di donne non sposate. Possibile? E perché questo comandamento è così maschilista? Non prende in considerazione i sentimenti delle donne, le vede soltanto come oggetti – e non come soggetti – di desiderio. Il che è tanto più problematico, in quanto nella cultura ebraica e in quella egizia era molto forte la componente matriarcale. Decisamente qui qualcosa non torna, se con «donna» si vogliono intendere semplicemente le donne. Occorre adottare un altro livello di comprensione, un pochino più profondo: la parola ebraica tradotta con «donna» è ’eSheT. E in ebraico geroglifico, ’eSheT significa: «la capacità (’) di conoscere (Sh) il fine, il senso delle cose (T)». Oggi diremmo: l’intuizione. E il comandamento, a questo livello ulteriore, diventa: «Non voler copiare l’intuizione di qualcun altro. Impara ad adoperare sempre la tua intuizione, quando vuoi capire il senso di qualcosa». È la forma più elevata di libertà interiore: è la chiave della purezza e del genio. Corrisponde pienamente a quel che si legge nei Vangeli: «Non chiamate nessuno maestro» (Matteo 23,8). Va contro un paio di grandi religioni, ma a me pare un pensiero magnifico.

DECIMO

IL DECIMO COMANDAMENTO è semplice: «Non desiderare la casa del tuo prossimo».

«Casa» in ebraico è BeYT; a leggerlo come un geroglifico significa: «il produrre (B) modi di vedere (Y) e prospettive (T)». Dunque in pratica il comandamento significa: «Impara a non desiderare quello che hanno realizzato e quel che desiderano gli altri». Impara a desiderare quello che desideri tu. Proprio il contrario di ciò che ti insegna la pubblicità. E di ciò a cui ti spinge il tuo senso di inferiorità, o la tua paura di essere diverso. Sei sicuramente diverso da tutti, perché ognuno lo è. Impara a esserlo anche nei tuoi desideri. E poi il testo (Esodo 20,17) prosegue: «Non desiderare il suo schiavo e la sua serva» – e «schiavo» in ebraico si scrive come «lavorare» (‘BD), e «serva» come «verità» (’MT). E ancora: «né il suo bue, né il suo asino» – e vengono in mente il bue e l’asino del presepe, che rappresentavano i numi tutelari dell’iniziazione egizia, Hathor e Sheth, la prima donatrice di fortuna, il secondo produttore di ogni utile ostacolo. Insomma: non farti influenzare dai modi altrui, né nella scelta del lavoro, né nella tua ricerca della verità, e nemmeno nelle tappe della tua crescita spirituale. È talmente semplice! Per quanti vostri conoscenti è stato invece impossibile? E perchè?

Igor Sibaldi

L’Egemonia culturale

L'egemonia culturale – andando oltre al pensiero di A. Gramsci – è un concetto astratto con effetti concerti e indica un «dominio» culturale umano e una complessa strategia – soprattutto mediatica ma non solo -, che permette a un gruppo o una classe dirigente non meglio definita e in perenne, apparente, ricambio, di imporsi su un popolo tramite il solo uso dell’informazione e della circolazione delle idee. Grazie a un complesso e perlopiù subconscio gioco di favori e convenienze – tipo “ti do questo in cambio di quello” –, il modello egemonico culturale democratico punta alla completa interiorizzazione dei modelli che si intendono affermare, creando i presupposti per un controllo pressoché totale delle masse. L’egemonia culturale è molto più del semplice condizionamento perché si basa sul principio dello sfruttamento dell’energia della dialettica e dell’utilizzo a proprio vantaggio di tutte le maggiori correnti d’opinione pubblica e privata.

L’egemonia culturale, in altre parole, utilizza una strategia piuttosto semplice da capire:

essa da voce, finanzia, contiene, include, organizza, da spazio a

– informazione e controinformazione

– potere e contropotere

– cultura e contro cultura

– sistema e contro sistema

in modo che l’energia delle idee della maggior parte delle persone possa, all’interno di questo dualismo, placarsi per il solo fatto di sentirsi apparentemente rappresentata. Le persone, in questo modo, percepiscono d’avere falsamente: capacità di scelta, libera opinione e persino potere di cambiamento. In realtà è l’esatto opposto: le energie che potenzialmente potrebbero destabilizzare l’egemonia, vengono utilizzate per rafforzarla.  Tutto questo serve a un meta-potere, un potere molto più ampio e senza forma dei semplici governi e degli stati, per garantire una stabilità atta a manipolare qualunque cosa.  

In pratica, questa sorta di contagio si realizza, per esempio, grazie all’apparente constatazione che in un dato paese si possa dire tutto e il contrario di tutto, fare tutto e il contrario di tutto. In realtà in questo modo le tensioni interne, mentali ed emozionali, si annullano.

La maggior parte del popolo, identificandosi con l’una, l’altra o l’altra voce, soddisfa l’umano bisogno di partecipazione, appartenenza e opposizione, immaginando d’essere in qualche modo parte del gioco, pensando che poter contare qualcosa, di poter parlare, protestare, manifestare, lamentarsi, dire la propria, persino di fare emergere lo scandalo o di essere parte di una corrente, magari la sola corrente culturale capace di contrastare la cultura egemonica.

In realtà non c’è niente di tutto questo anzi, tutto questo rafforza il potere egemonico.

Ma perché è così facile per il potere egemonico realizzare tutto questo senza, apparentemente, obbligare nessuno? Come è possibile convincere masse di individui colti, istruiti, ben integrati, sani, capaci di intere e di volere d’essere gli attori della propria vita quando invece sono solo comparse nella commedia o tragedia di qualcosa o qualcun altro? Oppure, al contrario, come è possibile convincere milioni di persone di essere stupidi, incolti, incapaci, malati, poveri e assolutamente impotenti quando invece non lo sono?

Qual’ è la preziosa moneta di scambio davanti alla quale capitoliamo senza capitolare, acconsentiamo senza acconsentire?

E’ la deresponsabilizzazione ovvero l’alleggerimento da qualsivoglia implicazione di responsabilità diretta della persona.

Il contratto implicito che tutti abbiamo firmato prima ancora di nascere è:

“Tu non hai responsabilità di nulla. Crisi finanziarie, economiche, politiche, morali, guerre, pace, terrorismo, malattie, ricchezza e povertà, ecologia. Tu, cittadino e persona, non c’entri nulla, non ti devi fare carico di nulla ragione per cui non preoccuparti: godi la tua vita con i suoi piccoli grandi privilegi e tribolazioni. Tu puoi, se vuoi, e in alcuni casi devi, scaricare la tua indignazione per quello che non ti piace ed esprimere il tuo dissenso contro il sistema pur continuando a fare, nell’essenza, la tua vita. Ma se vuoi io sistema ti offro anche tutti mezzi per esprimere te stesso e il tuo talento…entro i mio modello”.

 Il potere egemonico ti sarà grato sia dei tuoi sforzi di realizzazione e dei successi ma soprattutto ti sarà grato delle tue lamentele perché con esse creerà pareri contrastanti sui quali potrai fare mille ragionamenti senza per altro risolvere nulla. Per inciso, non importa contro chi o cosa protesti, nei confronti di chi o cosa ti scandalizzi e con quali mezzi. Ne hai molti, usali tutti! Nel frattempo qualcuno o qualcosa che tu avrai l’impressione di avere scelto o al contrario non avrai per nulla l’impressione di avere scelto, rappresenterà i tuoi interessi, gestirà i tuoi soldi, le tue idee, urlerà o starà zitto per te in parlamento, nelle piazze, sui giornali, in tv o sul web e tu potrai sostenerlo o criticalo o goderti una serie di innumerevoli comodità tipo: mobilità  mutua mutui cassa integrazione carte di credito e di debito, gratta e vinci pensione vacanza divertimenti moda sport sabato sera domenica pomeriggio volontariato associazione anestesie circolo hobby supermercato tv cinema teatro borsa biblioteca web sballo viaggio stadio orto bici golf festa partito balera pellegrinaggio movimento lega ultras porno cibo o potrai stare comodamente a casa in giardino in sede in barca in palestra in chiesa moschea sinagoga cantina ospedale casa di riposo al bar con compagni amici nemici a discutere e fare tutto quello vuoi.

 Se proprio dovessi arrabbiarti molto senza neppure sapere perché, o, come si dice oggi, andare fuori testa, oltre a imprecare, bestemmiare, denunciare, hai l’opzione – auspicabile per il potere egemonico –  di armarti e sparare. Le armi te le fornisce il potere egemonico stesso. Perché se ti armi e spari il potere egemonico potrà riciclare la tua ira con immensi vantaggi: tutti, giustamente, ci mancherebbe! in una cultura egemonica democratica il valore della non-violenza è fondamentale, condanneranno il tuo gesto e tutti si scandalizzeranno e per un momento il paese o il mondo resterà immobile, perso in un bisbiglìo di sottofondo innocuo. Il potere egemonico godrà in quel momento di massimo grado di instabilità, di un’immensa stabilità che permetterà a una miriade di movimenti e forze che neppure riesci a immaginare, di agire in tutta scioltezza e invisibilità. E’ davvero troppa roba, non pensarci.

Tu non hai creato nulla di tutto questo per cui tu non lo puoi neppure cambiare.

Monica Antonioli

 

Film Lucy : Scienza, Mistica e Alchimia dei Cerchi nel Grano

Ieri sera ho visto LUCY, di Luc Besson. Bravo Luc, sei giunto lì a comprendere e riforrmulare il messaggio che pochi grandi Tradizionalisti hanno saputo tramandare nei secoli. Che l'ultimo stadio evolutivo dell'essere umano è il ritorno all'essere di pura energia. Hai strutturato questo film meraviglioso sulle stesse basi su cui ho letto il messaggio dei cerchi nel grano. Per chi ha visto il film invito a leggere questo passo, che scrissi nel 2001, ben 13 anni fa, riportato nel mio saggio "Scienza, Mistica e Alchimia dei Cerchi nel Grano" (in aggiornamento e ristampa) per notare le correlazione con quanto Besson ha studiato per Lucy.

(…) Se la “Vibrazione” è la perfetta armonizzazione di due energie uguali e contrarie, l’Uomo Divino è la perfetta unione di due polarità uguali e contrarie.
L’azione di questa energia nell’Uomo è foriera di cambiamenti, in quanto l’energia elettromagnetica sprigionata dalle cellule di un Uomo perfezionatosi grazie a questa conoscenza vibrerà a una potenza superiore rispetto al normale, il suo DNA sarà differente e potenziato. Egli sarà il seme di una nuova specie umana, una superspecie in armonia con la Natura. Perché la Natura, come dimostrato da Ilya Prigogine e dalla Meccanica quantistica, è portata a evolvere verso stati sempre più ordinati e superiori. I fisici teorici e astrofisici Gritchka e Igor Bogdanov scrivono in Dio e la Scienza: «Esiste una specie di trama continua che unisce l’inerte, il previvente e il vivente, dato che la materia tende a strutturarsi in modo da divenire materia vivente». E poiché, dalle forme viventi più semplici per arrivare all’Uomo vi è un’evoluzione graduale, dobbiamo presumere che esiste un gradino più alto rispetto a quello umano. Quello che gli antichi chiamavano “Semi-dio”, colui che è divenuto “il Verbo incarnato”, il “Messaggero della divinità sul piano materiale”, in quanto in grado di interagire con la natura fisica e metafisica, o meglio, iperdimensionale della realtà. Se il mondo reale è unito da una rete invisibile di energia, come la Fisica quantistica dimostra, e la comunicazione tra molecole avvenga a livello “non-locale”, sebbene tra esse vi siano miliardi di chilometri di distanza, lo stesso può accadere per quei cervelli umani, che in quanto antenne riceventi e trasmettenti, interpretano le onde elettromagnetiche provenienti da questa e/o da un’altra dimensione. I princìpi della Fisica e della Meccanica quantistica possono spiegare i fenomeni paranormali, sebbene il resto della Scienza positivista faccia finta di nulla, e sono queste le capacità che dovrebbero contraddistinguere l’Uomo-Dio. Egli sarebbe in grado di usare il cervello volontariamente per superare le barriere spazio-temporali, comunicare a distanza e interagire con l’esistente. Proprio come paiono fare le nostre sfere di luce, aspetto speculare di un processo cerebrale iperdimensionale. Abbiamo dimenticato questi concetti che gli antichi conoscevano in quanto essi si fondano su una scienza antica, più antica della nostra civiltà. Un processo cui l’Uomo, punto finale di questa evoluzione dal non vivente al vivente dovrebbe puntare, se solo non si comportasse come un essere costantemente addormentato dalle illusioni generate dalla società moderna e suoi falsi bisogni. È il fenomeno Cerchi nel Grano ad affermarlo, ma questo concetto di “Uomo-Dio” e di nuova specie, che in sé ha risvegliato il suo stato quantico, il suo Spirito di luce, sembra essere un fatto accettato anche dai filosofi moderni e dai fisici teorici. (…) Questi glifi, tracciati grazie a questa somma intelligenza nei campi di grano di tutto il mondo, riportano in auge l’antica conoscenza dimenticata per creare un Uomo nuovo, o meglio “l’Uomo Primevo” l’essere che era prima della caduta nelle Tenebre della materialità. Soprattutto, la manifestazione di questo fenomeno nelle modalità sinora descritte ed in questo specifico periodo storico è un invito ad operare una trasformazione nel nostro nucleo spirituale più profondo. Non importa se pochi agiranno secondo i dettami della Tradizione e di quanto i Cerchi nel Grano stanno comunicando. È fondamentale, invece, che anche uno solo possa avere successo in quest’impresa perché egli sarà come il gamete maschile che tra milioni e milioni di suoi simili vincerà la sfida e feconderà il suo nucleo aureo, accedendo ad un nuovo stadio di esistenza. Tale stadio corrisponderà alla nascita della Luce in Lui, la sua Illuminazione, il collegamento con “la Rete universale”, che lo renderà immortale nello Spirito.

Adriano Forgione – Direttore di Fenix

L’uomo risvegliato è un uomo normale

L'uomo risvegliato è un uomo normale ovvero e' un Uomo Tantrico

(riprendiamo questo articolo perche' ha forti assonanze con la visione tantrica)

Nel dizionario tecnico-etimologico-filologico di Marco Aurelio Marchi, tomo I (anno di pubblicazione 1828) alla voce Crisopea è riportato: “Arte rovinosa e mendace con cui si ebbe la vana lusinga di convertire tutti i metalli in oro, più comunemente chiamata Alchimia”.


Crisopea letteralmente significa “fabbricare l’oro” e di norma è un termine utilizzato come sinonimo di Pietra Filosofale o addirittura dello stesso nome Alchimia, anche se impropriamente.

Che sia fatto a bell’apposta o meno, non lo so, fatto sta che sembra proprio una materia riservata a pochi, pochissimi intellettuali iniziati alle cose occulte, capaci di comprendere termini astrusi e di svolgere esercizi extra-ordinari. Invece non è così, o almeno, non lo è per voi, se state leggendo un articolo che inizia con una citazione del genere e siete già arrivati al terzo paragrafo senza ancora perdere sangue dal naso.

Voglio sia chiaro che il cosiddetto Risveglio – ciò a cui fa riferimento la corrente più metafisica dell’Alchimia – è la condizione naturale di un essere umano normale. Io vi elenco le caratteristiche dell’uomo risvegliato – che corrisponde all’uomo nr. 5 nel sistema della Quarta Via – e ditemi voi se sono gli attributi di un superuomo oppure di un individuo che svolge tranquillamente le sue funzioni di essere umano.

Caratteristiche dell’essere umano risvegliato:
1)    Non sente più una voce nella testa che gli dice continuamente cosa deve fare.
2)    La sua mente è silenziosa mentre passeggia o fa la doccia o guida l’automobile. In lui il sottofondo di pensieri vorticanti che balzano da un argomento all’altro senza alcun criterio è cessato.
3)    È sempre “presente a se stesso”, ossia non è mai distratto, ma si sente consapevole dentro il suo corpo di ogni azione che compie o di ogni parola che dice istante dopo istante.
4)    Non si sente giudicato dagli altri e quindi non giudica gli altri. Se qualcuno lo insulta o commette uno sgarbo nei suoi confronti lui non si offende, cioè l’insulto lo attraversa da parte a parte senza incontrare alcuna resistenza. Se non trattiene nulla, allora non si verifica attrito dentro di lui e dunque non c’è sofferenza.

5)    Non si lamenta. Questo significa che distingue fra ciò che gli va bene e ciò che non gli va bene, a volte dice sì e a volte dice no, ma dentro di sé non prova mai disappunto o fastidio. Non percepisce alcun evento come sbagliato in sé.

6)    Vive nel qui-e-ora. Dal momento che la sua mente è silenziosa non produce pensieri riguardo il passato o il futuro, non vive nei ricordi del passato o nelle fantasie verso il futuro, cioè paure, ansie o semplici fantasticherie. Il tempo psicologico collassa lasciando spazio a un eterno presente.
7)    Ha il Cuore aperto. Ama ciò che gli succede e le persone che incontra (anche se, per ovvi motivi, lo comunica apertamente solo a un’esigua percentuale di costoro).
8)    È sereno. Non vive di paure e affanni perché ovunque si trovi si sente sempre a casa, protetto, al sicuro, in quanto non esce mai dalla sua coscienza e qualunque cosa gli possa accadere accade solo perché lui inconsciamente la crea e gli è utile per la sua evoluzione come anima.
9)    Parla e agisce in considerazione esterna. Questo significa che sia in pubblico che in privato si muove sempre in funzione di ciò che è più utile per chi gli sta intorno, che sia un pubblico, il partner o i suoi figli. Non lo fa in maniera calcolata, ma semplicemente il suo nuovo stato fa sì che il suo comportamento non tenga più in conto la gratificazione del suo ego (non racconta più le cose per far vedere quanto vale) ma unicamente l’evoluzione di chi lo circonda e di lui stesso.

Adesso ditemi se un essere del genere è un supereroe oppure la rappresentazione di come dovrebbe essere un qualunque uomo senza patologie che incontriamo per strada e che conduce una vita appena normale. Eppure questo è il risultato di quell’Arte Sacra chiamata Alchimia e che è sempre stata riservata a studiosi di un certo calibro. Certo, durante il percorso che vi porta a conseguire queste caratteristiche, la vostra vibrazione cambia ogni giorno e si verificano alcuni effetti collaterali: per esempio il vostro Magnetismo s’incrementa e acquisite sempre più carisma. Chi vi sta accanto percepisce – anche se inconsciamente – che siete in qualche modo speciali. Il non-giudizio rende più serene le persone che avete intorno, perché non devono stare continuamente sul chi va là. Il Cuore aperto vi rende irresistibili. Il fatto di vivere fuori dal tempo, nel qui-e-ora, vi rende affascinanti.

Tali sono i risultati di quest’“arte rovinosa e mendace”. Vale la pena gettarvisi. E un ottimo modo per operare consiste nel partire dai nove punti sopra elencati e lavorare su ognuno di essi; ossia utilizzare astutamente i risultati finali come tracce sicure per mettersi sul Cammino. Buon lavoro.

Salvatore Brizzi

NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)

ONE BILLION RISING DAY

ONE BILLION RISING DAY E L'ASPETTO TERRIFICO FEMMINEO

Probabilmente molte nostre allieve e partecipanti ai nostri corsi saranno presenti alle giornata del One Billion Rising. Questo ci permette la occasione di porgere qualche considerazione anche perche' tali iniziative possono nascondere, degli aspetti taciuti poco analizzati e poco affrontati.

E' indubbio che esiste una problematica sulla violenza alla donna in particolare modo nei paesi piu' poveri. Nei paesi piu' avanzati insiste una situazione meno problematica e che ha risvolti particolari, anche per effetto di una rete legislativa e di una rete tutelare molto estesa e collaudata.  Sara' la situazione nei paesi piu' avanzati che andremo ad analizzare, anche perche' riguarda non paesi lontani, ma il nostro quotidiano reale dove di fatto operiamo.

Se da una parte il ONE BILLION RISING e' una iniziativa lodevole come tutte le azioni che aumentano la consapevolezza , e sacrosanta la denuncia rispetto alle sopraffazioni, dall'altra, sapendo di affermare ora qualcosa in controcorrente, insiste una particolare poco autentica moda culturale, tipica anche della New Age , di rappresentare la donna come esclusivamente "vittima"  togliendo alla donna , in questo suo ruolo vittimistico , IL proprio potere personale femmineo nella dualita' che e' Bianca Parvati ma anche Nera Kalicosi' come descritto anche nella tradizione Tantrica.

La donna puo' essere vittima, ma anche autenticamente carnefice , e di una forza psicologicamente carnefice e tagliente che la lama di un rasoio potrebbe sembrare uno spuntato temperino. Solo che la forza carnefice femminea non fa notizia sui giornali , come uno stupro,una uccisione o una violenza , tipica modalita' maschile per manifestare il lato ombra distonico degli uomini (che agiscono secondo una schema emozionale diretto) , perche' il femminile muove il proprio lato ombra secondo canali circonvolutivi che veicolano una violenza psicologica mortalmente e socialmente devastante , ma molto invisibile e apparentemente inesistente .

Quando abbiamo postato questa verita' spirituale sui social network  si e' scatenato l'inferno da parte di alcune donne offese e indignate. ma come adesso siamo noi quelle "sotto accusa?" Noi povere vittime? 

E' interessante notare con quale fatica e disagio molte donne non accettano e non vogliono integrare il lato Nero Femmineo. Il bruto  e' sempre e solo l'uomo "prevaricatore". E' stato necessario , per far meglio comprendere cosa sia  ricorrere a qualche esempio reale e concreto di cosa sia il devastante potere negativo femmineo.

Abbiamo traccia per testimonianza diretta (ma tutti possono portare esempio piu' o meno simili)   di donne vendicative e irate , durante una separazione per esempio , che denunciano uomini immotivatamente per violenza di minore , generando volutamente per atto di ripicca azioni giudiziarie in cui l'uomo finisce in galera o in gravissimi guai giudiziari  e il figlio internato in comunita' pur di agire la vendetta. Poi anni dopo scoprire che tutto era falso e pretestuoso ma con il risultato di aver ormai devastato la vita di un uomo, e di un bambino con ripercussioni gravissime. Ma questo sui giornali non fa notizia.

Facciamo un altro esempio ancora piu' calzante. Qualche anno fa c'era una nostra vicina che aveva un figlio. Questa madre , molto irosa e piena di acredine , alimentava e nutriva fin da piccolo nel figlio lo stesso sentimento. Passarono gli anni e un giorno questo ragazzo diventato ormai adolescente uccise a pochi passi da casa nostra la sua ragazza che lo aveva rifiutato. La uccise con cosi' tanta violenza che fu necessario l'esame del DNA per essere sicuri del riconoscimento,  perche' il volto era sfigurato. Ovviamente sui giornali  e' finita ed enfatizzata  la violenza devastante di questo ragazzo maschio, tra grandi clamori dei mass-media . Nessuno mai ha parlato pero' degli anni in cui una donna ragno  ha instillato in questo bambino il germe e il demone di una rabbia irrisolta. Di chi sono figli i maschi stupratori e violentatori ? chi li ha partoriti ? chi li ha allevati ? chi li ha nutriti ? chi gli ha fornito gli schemi primordiali di attaccamento ? Forse quella madre sara' in piazza ora a danzare la violenza contro le donne??

Sarebbe un po' come se un taglialegna andasse a danzare in piazza per la tutela delle foreste.

Quante di quelle donne che saranno a protestare hanno introiettato anche il loro lato Nero e non solo quello degli uomini?  Quante delle donne che si recheranno in piazza danzeranno, invece che una sana tutela della donna , la propria rabbia e acredine personale non rielaborata contro gli uomini?

Per altro c'e' un secondo effetto nefasto nel continuamente alimentare ed enfatizzare , come una unica fissazione, esclusivamente la parte vittima delle donne. Orami non si contano piu' i convegni, eventi, giornate mondiali, simposi ,seminari, stage, tavole rotonde, interviste,   su questo tema.

L'effetto e' che questa enfatizzazione abnorme del solo lato vittima femminile (come se si puntasse il riflettore da una sola parte)  , senza per altro un contraltare che enfatizzi il lato carnefice della donna con uguale efficacia, (come invece accade per gli uomini con il tam tam dei mass media ogni volta che si presenta una violenza sulle donne) genera un effetto indotto di provocare nel genere maschile un vasto senso di colpa, che fa ritirare il potere sano maschile sempre di piu', nel tentativo di aderire ad un modello alla moda dell'uomo  "politicamente corretto".

Il risultato e' che poi ci troviamo in una societa' di uomini NON uomini , cioe' che non sono piu' in grado di esercitare il sano potere maschile. Di questo poi le donne si disperano affermando che non esistono piu' "uomini veri".   Il cerchio si e' chiuso e il cane si e' morso la coda. 

Mentre il lato Shiva Maschile Nero , pur realmente esistente , e' sulla bocca di tutti e sbandierato ai mille venti , in varie forme, il lato Kali Femminile Nero sembra non esistere ed e' taciuto , sembra non essere visibile o addirittura negato, e lo si nota anche dalla acredine animosa che spesso  si scatena nelle donne alla sottolineatura della esistenza anche di questo aspetto. 

Finche' la donna oltre a riconoscere il proprio ruolo di vittima ,fin troppo eccessivamente celebrato  , non prendera' coscienza e responsabilita’ anche del proprio ruolo di Nera Carnefice, poco ricordato, non potra' essere fatto autentico equilibrio tra maschile e femminile. 

Jose'&Resya – Tantralove

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Aspetto Terrifico del Femmineo – La Nera Kali

La Danza dei Segni

Ognuno di noi nasce per 2 scopi: uno è uguale per tutti; l’altro è unico e irripetibile e può essere realizzato soltanto col nostro personale apporto. Per questa ragione Dio dona ad ogni Uomo e ad ogni Donna uno o più talenti e con essi la forza poderosa che permette loro di attivarli: il Desiderio.
Per far sì che ad ognuno vengano assegnati i giusti talenti e che nel mondo ve ne siano in abbondanza e d’ogni varierà, Dio li ha raggruppati in 12 tipi che ha chiamato Segni e li ha messi a dimora presso le famiglie di stelle che nell’arco di un anno danno energia alla Terra in tutte le posizioni in cui si dona al Sole. E così, a seconda di quale sia la posizione d’Amore tra la Terra e il Sole nell’istante della nostra nascita, un Angelo ha il compito di riversare nella nostra anima una miscela di talenti unica e irripetibile.

Monica Antonioli

Il Fenomeno della Sincronicita’

Il fenomeno della sincronicità implica il fatto che una persona riesca a porre una relazione significativa tra due o più eventi anche di natura apparentemente molto diversa, che si manifestano in un certo periodo di tempo, non necessariamente breve. Il fenomeno della sincronicità è facilmente osservabile nella vita di ogni persona. Nessuno può dirsi estraneo all’esperienza della sincronicità. Basti pensare al frequente fatto sincronico del pensare intensamente ad una persona e ricevere nell’arco di pochi istanti una sua telefonata; o all’aver urgente bisogno di un fabbro e trovarne uno intento a riparare la porta d’ingresso del vicino. Oppure sentire di aver bisogno di una certa informazione ed incappare come “per caso” in un libro che parla proprio di quell’argomento. Ma il fenomeno della sincronicità va ben oltre queste esperienze riconoscibili e riconosciute dalla, praticamente, totalità degli uomini e delle donne. Chi infatti ha sviluppato, vuoi per dono di natura, vuoi grazie a pratiche e lavori di tipo psicologico e spirituale un livello di osservazione e di attenzione sia verso gli eventi circostanti  ma soprattutto verso gli eventi interiori, si rivela sempre più capace di mettere in relazione analogica significativa praticamente ogni cosa. Questa sorta di competenzapuò diventare parte integrante dell’esistenza di una persona che si ritrova a vivere in una sorta di dimensione sincronistica. L’accesso alla dimensione sincronistica è causato quasi sempre da un processo, più o meno gradualediespansione della coscienza. Ciò si deve soprattutto a percorsi di analisi ma soprattutto di crescita sia personale che spirituale, attraverso i quali l’individuo attiva in sé potenziali e funzioni rimaste dormienti o soffocate magari per tutta la vita. Funzioni creative, affettive, sessuali, trascendenti, processi di guarigione fisica e psicologica mettono in moto diverse forme e gradi di espansione della coscienza col risultato di “varcare” porte della conoscenza mai neppure sospettate prima. Non si tratta di fenomeni extra sensoriali o meta-psichici. Queste definizioni sono ormai fuori corso. Non c’è nulla di extra o meta ma si tratta di naturali possibilità del nostro essere che, purtroppo, nel tipo educazione adottato dalla nostra società, solo raramente vengono stimolate ad emergere. Esiste un paradossale vantaggio nel dilagare dei disturbi mentali, del “male di vivere” e dei disagi di tipo sociale: esso consiste nel fatto che sempre più persone imboccano, a volte senza consciamente volerlo, percorsi di guarigione profondi che portano con sé consapevolezza e fioritura di potenziali mai espressi. Ciò che fino a qualche tempo prima ad una persona risultava semplicemente ignoto,  non visibile o non comprensibile, attraverso un processo di analisi e/o di crescita personale e/o spirituale, diventa parte dell’esperienza vissuta, parte integrante della vita quotidiana. Quando varco la porta d’accesso alla dimensione sincronistica è un po’ come se lo straordinario diventasse ordinario e l’ordinario…straordinario!Partiamo dall’ordinario che diventa straordinario. Può accadere che un mattino mi “accorgo” con stupore e meraviglia della “straordinarietà” del Sole che sorge!  Della bellezza del cielo, di quanto è importante la mia casa o della perfezione delle mie mani. Oppure mi accorgo che tutti gli eventi della mia vita, positivi e negative, formano un puzzle semplicemente perfetto!  Eppure sto osservando cose ordinarie, cose sotto il mio naso da sempre: il Sole è sorto tutte le mattine da quando sono nata; il cielo non si è mai mosso da lì; vivo nella mia casa da 20 anni e le mani…le ho attaccate al corpo da sempre! Per non parlare degli accadimenti della mia vita: li ho macinati e rimacinati innumerevoli volte nella memoria domandandomi ma perché, perché proprio a me di quella o quell’altra situazione? Ma un bel giorno, un bellissimo giorno, tutto mi appare pieno di senso. Dove sta il fenomeno sincronistico in questi esempi? Sta nella coincidenza tra un particolare movimento di espansione della mia coscienza ( causato da un qualunque processo psichico spontaneo o indotto da un percorso o da una tecnica ) e l’osservazione di un fatto all’apparenza banale. Quella coincidenza scatena in me un guizzo dell’intuizione, ovvero della mia intelligenza più alta e raffinata, capace di rendermi consapevole, anche solo per qualche istante, di cose che fino a quel momento ignoravo, sapevo solo in termini di nozione o perché l’ho sentito raccontare in qualche libro.  Questo fenomeno, caratterizzato da una particolare lucidità mentale e qualche volta da una profonda commozione, può avere una durata temporale variabile: da qualche istante fugace, ad interi giorni, mesi, anni. E’ uno stato che, in rari casi, può permanere, stabile e aperto, per tutta la vita. Questo è lo stato naturale dei cosiddetti illuminati, dei Buddha i quali si distinguono dagli altri esseri proprio per l’invariabilità di questo stato di lucidità totale. E’ anche la qualità propria dell’epifania e del miracoloso: miracoloso qui, non è tanto l’assistere ad un evento straordinario non spiegabile, quanto accorgersi che tutte le cose, se guardate con gli occhi di chi può vedere, rivelano il proprio miracolo intrinseco all’Esistenza. Nulla dunque è più banale, scontato o noioso ma tutto prende a produrre stupore. Paradossalmente, invece, inizia a non stupire più il contrario: il cosiddetto straordinario, a poco a poco inizia ad integrarsi nella vita quotidiana diventando normale, ordinario. Non scontato o ignorabile. Ma il cosiddetto evento straordinario prende a manifestarsi con tale frequenza da fare parte della dimensione esistenziale di tutti i giorni. In questo caso diventa persino impossibile rammentare gli episodi di sincronicità perché è come se si prendesse dimora nella dimensione sincronistica. Certo esistono momenti di maggiore e minore attenzione e momenti di maggiore e minore intensità del fenomeno. Ma non stupisce più se, per esempio. ad un mio desiderio intenso di realizzare un progetto, nell’arco di pochissimo tempo, a volte appena qualche ora o minuto, accadono una serie di concomitanze solo all’apparenza straordinarie, che mi portano le cose giuste,  i contatti giusti e le notizie giuste e che, in brevissimo, il mio progetto sia realizzato! Non stupisce d’essere in auto e di fare una domanda a sé stessi ( a Dio, al proprio Angelo o Guida interiore, come volete ) inerente un problema che ci sta a cuore e di leggere dopo pochi istanti la risposta stampigliata in rosso sul retro del camion davanti a me! Spesso gli esempi che riporto sono tratti dalla mia personale esperienza. Ed anche quella del camion lo è.

Monica Antonioli

11:11 11-11-11

Alle 11:11, il 11-11-11, ognuno di noi mostrera' quanto sia potente il desiderio che ritorni sulla Terra la nostra libertà politica, la nostra giustizia economica, la nostra tolleranza religiosa, la nostra comprensione delle razze, la nostra armonia sociale e la pace nel mondo.
Non abbiamo alcuna intenzione di nuocere a nessuno nel modo in cui ci esprimiamo su questo tema. Questo non è né necessario né auspicabile né consigliabile. La pace e la libertà conquistate con la violenza non durano. Pace e libertà che lasciano dei residui invitano alla rappresaglia. Non vogliamo lasciare alcun residuo o invitare a ritorsioni. E non abbiamo bisogno di recuperare la nostra pace, la nostra libertà e armonia.
Non c'è bisogno di organizzare qualcosa per la Giornata Mondiale della Liberazione. Questo evento non richiede nessun leader. Tutti sono, organizzatori, leaders e partecipanti. La sua azione nel cuore , della durata massima di un minuto, qualunque sia l'esito, raggiungera' il suo obiettivo. Il pensiero verra' condiviso da tutti sulla terra sapendo che questo mondo troverà la sua libertà, la sua armonia e la pace restaurati
Siamo entrati in una nuova era
Che lo sappiamo o no, siamo entrati in una nuova era per l'esistenza dell'umanità. Alcuni la chiamano la New Age e altri, i Yuga Sat, ed altri, l'Età dell'Acquario. In qualsiasi modo facciate riferimento è un'età in cui l'umanità porterà nuovi accordi economici e assistenza finanziaria per la povertà globale, l'economia della tecnologia del lavoro, regimi democratici, l'uguaglianza razziale, la tolleranza religiosa e la pace nel mondo.
Il nostro mondo opererà sulla base del servizio agli altri, piuttosto che del servizio a se stessi. E 'un mondo che onora operatori di pace, piuttosto che i responsabili della guerra, gli esseri compassionevoli e non gli esseri spietati, quelli che uniscono, piuttosto che dividere.
L'1% del mondo ,che ha concentrato la ricchezza e il potere nelle loro mani, sono benvenuti ad aggiungersi al 99% nella costruzione di un mondo che funziona per tutti, senza che nessuno sia lasciato indietro. Abbiamo intenzione di accogliere tutti e di riconoscere i bisogni di coloro che soffrono, sia per la fame, la povertà, la malattia, per età o disabilità.
Se dovrà esserci il povero in questo nuovo mondo, cosa che non penso, allora condivideremo questa povertà allo stesso modo.
Il nostro mondo è un mondo in cui musulmani, cristiani, ebrei e chiunque altro degno del Regno dei Cieli, sono con la grazia di essere un figlio di Dio, dove persone di ogni stile di vita , orientamenti, speranze e sogni hanno lo stesso diritto di realizzare i loro desideri, senza interferenze, nella misura in cui non nuocciano a nessuno.
E 'un mondo che non tollera più la corruzione politica, le frodi finanziarie, il sabotaggio dell'ambiente, la censura dei media, la sorveglianza delle persone e della guerra costruita.
E 'un mondo che serve il popolo, non per profitto, riconoscendo il divino che è nell'uomo, non come pailletes in società ed il pianeta come la nostra casa e non come una risorsa da saccheggiare.
Non vi è alcun ostacolo naturale a che tutti i popoli siano liberi. Non vi è alcun motivo per cui tutti dovrebbero appassire sotto una dittatura politica o la schiavitù economica. E non c'è motivo di accettare più tutto ciò , fino a quando ogni individuo non abbia il diritto di dire quanto la sua vita sarà condotta, che tipo di religione sceglierà, a chi darà la sua amicizia con chi vorrà sposarsi, ecc …Abbiamo raggiunto la fase nell'evoluzione dell'umanità, dove possiamo sbarazzarci di tutte le nostre catene e delle nostre restrizioni per emancipare il nostro spirito e il nostro cuore. Abbiamo raggiunto la fase in cui non vogliamo più essere divisi e conquistati, ma dove ci siamo riuniti e riconciliati. Abbiamo raggiunto la fase in cui siamo pronti a perdonare ciò che è successo prima perchè ciò che è passato volge ormai al termine.

Il 11-11-11 è un giorno in cui tutta l'umanità potrà respirare la libertà , è gratuito e celebrerà di essere liberi.

Siamo liberi. Siamo sempre stati liberi. E sarà sempre gratuito.

Namaste,
Steve Beckow

Homo universalis, l’evoluzione della coscienza

Homo universalis, l'evoluzione della coscienza

L'umanità è di fronte a cambiamenti evolutivi mai accaduti in precedenza. E' stupefacente come da una profezia maya ci giunga l'indicazione della fine del mondo che conosciamo e dell'inizio di un nuovo mondo nel 2012. Questa data corrisponde alle predizioni di collasso o cambiamento sociale e ambientale diffuse ormai in tutto il mondo. Partiamo dall'ipotesi che queste profezie contengano una certa verità. Quale visione del futuro, di un mondo nuovo, potremmo alimentare perché questa visione faccia da attrattore per ciò che ci attende al termine di questa transizione critica?

La visione del futuro di Barbara Marx Hubbard nasce dallo stupore davanti al mistero del nostro passato, di 14 milioni di anni di stupefacente evoluzione e di creazione ed espansione dell'universo fino al momento attuale e oltre. E' meraviglioso vedere come il "niente" sia diventato tutto quello che è stato, che è e che sarà. La forza, l'intelligenza o il processo che ha prodotto questo universo sono ancora attivi dentro di noi. Noi siamo l'universo in persona. Siamo manifestazioni del suo mistero. Siamo il cosmo che prende coscienza di se stesso e tenta di capire le proprie origini, la propria nascita, la propria direzione e come partecipare consciamente al processo della creazione.

Stiamo ricevendo indicazioni su questa partecipazione conscia all'evoluzione e stiamo imparando dal nostro passato. Come ha fatto la natura ad evolvere dalle particelle subatomiche sino a noi? Osservando la storia della creazione, dalla prima scintilla fino all'attuale umanità, scopriamo un modello ricorrente di sempre maggiore complessità che produce una sempre maggiore coscienza e libertà. Dall'atomo alla molecola, alla cellula, agli animali, agli uomini, al Buddha, al Cristo e tanti altri, al noi che in questo preciso momento siamo sulla soglia di una "de-voluzione" o di una trasformazione. La "freccia dell'evoluzione", come la definisce John Stewart, indica una progressione verso sistemi globali sempre più inclusivi mediante il rafforzamento della cooperazione e della sinergia, salto quantico dopo salto quantico. Questa è la base della nostra speranza in un futuro incommensurabile e in continua evoluzione.
Ma notiamo anche che ogni trasformazione è preceduta da una crisi.

I problemi sono "driver evolutivi". La pressione sempre più forte può portare alla de-voluzione e all'estinzione, oppure all'evoluzione e alla trasformazione. Per questo il 2012 potrà essere per molti un cataclisma e uno shock. Osserviamo anche che l'evoluzione crea novità radicali: la vita dalla pre-vita, gli uomini dagli animali. E' possibile che dall'umanità attuale possa nascere un uomo nuovo, una nuova specie? Conosciamo la sequenza Homo abilis, Homo erectus, Uomo di Neanderthal, Homo sapiens e Homo sapiens sapiens. Perché la sequenza dovrebbe fermarsi qui? E' possibile che una nuova specie sia stata in gestazione nell'utero della coscienza, dando nascita ai grandi avatar, ai mistici e ai visionari per migliaia di anni e che oggi, sollecitato dalla crisi, l'uomo nuovo sia già nato in milioni di noi? E' già stato chiamato Homo progressivus (Teilhard de Chardin), Uomo gnostico (Sri Aurobindo), Homo sapiens sapiens sapiens (Peter Russell), Homo noeticus (John White) e Homo universalis (Barbara Marx Hubbard). E' quindi possibile che il grande cambiamento annunciato dalla profezia sia l'emersione dell'uomo universale, o comunque vogliate chiamarlo, come "nuova norma". E forse il punto critico sarà proprio il 2012.

E' innegabile che ci stiamo avvicinando alla fine della nostra sostenibilità e forse della nostra stessa sopravvivenza in questa attuale fase di coscienza egoica. Stiamo diventando "mutanti egoici", secondo la definizione di Alan Lithman, perché abbiamo acquistato poteri che un tempo si attribuivano agli dèi, ma siamo rimasti al livello di coscienza dei nostri progenitori.

Se proviamo a immaginare come saremo nel futuro, o già nel 2012, ovviamente a patto di non autodistruggerci prima, vediamo un'umanità matura che applica una coscienza matura, capacità e tecnologie evolutive, a obiettivi favorevoli alla vita. Sarà questa la trasformazione quantica della specie umana.

Tutte le principali tradizioni spirituali sono nate molto prima che scoprissimo il processo evolutivo, l'esistenza di miliardi di galassie e il fatto che la Terra non è al centro dell'universo, ma un piccolo pianeta che ruota attorno a un Sole in un universo multidimensionale di imponente mistero. Sono nate anche molto prima che avessimo il potere di provocare la nostra estinzione o la nostra trasformazione, molto prima dell'avvento dell'evoluzione conscia attraverso la quale in questo momento siamo chiamati a difendere la vita sulla terra. Questo evento è qualcosa di nuovo.
Secondo la visione della Hubbard, il primo elemento della nuova umanità è che dall'Homo sapiens sta nascendo, in molti di noi, un uomo universale che alla fine sarà diverso da noi quanto noi siamo diversi dal Neanderthal.
Questo uomo universale nascerà in ogni etnia, ogni nazione, religione o cultura. Alcune sue caratteristiche sono già evidenti. L'uomo universale si sente collegato, attraverso il cuore, alla totalità della vita ed è interiormente risvegliato alla passione e al desiderio amorevole di esprimere la propria creatività per il bene di se stesso e degli altri. Per questo uomo emergente, il velo tra le dimensioni della realtà si sta assottigliando. Stiamo diventando esseri multidimensionali, con una realtà più espansa e con esperienze di vetta, e riceviamo guida e manifestazioni dall'alto per incanalare la nostra evoluzione. L'uomo universale sta sviluppando una coscienza evolutiva e una spiritualità evolutiva che ci trasformeranno in un organismo cosmico globale, fondato scientificamente e spiritualmente sulla consapevolezza. Mentre le donne hanno meno figli e vivono più a lungo, stanno passando dalla procreazione alla co-creazione, dall'autoriproduzione all'autoevoluzione attraverso la scoperta dello scopo vitale e dell'espressione creativa, dando vita all'autentico sé femminile e alla sua espressione nel mondo. Anche gli uomini, in modo loro proprio, stanno sperimentando la stessa evoluzione interiore. Partecipiamo tutti a quella che Jung chiamava la continua incarnazione del Sé. Il Sé che era stato proiettato sugli dèi sta ritornando a noi sotto forma del nostro stesso potenziale evolutivo.

venerdì 11 marzo 2011

Barbara Marx Hubbard

L’attualità del 2012

Ci sono pochi argomenti che, nati dai movimenti alternativi, hanno avuto un impatto cosi importante sulla società in generale. Da una riflessione riservata all’ambiente dei conoscitori del Messico, come era negli anni 90, oramai è di dominio pubblico.

Tante cose si dicono oggi su ciò che dovrebbe succedere nel 2012. Tanto che oggi ci sono articoli dedicati all’argomento su riviste di larga diffusione.

Sfortunatamente, diffusione fa rima sovente con disinformazione. Dalla riflessione iniziale, profonda e arricchente quale era, eccola trasformata sovente in idea semplicistica che veicola un vecchio riflesso di paura.
Sorpreso dall’interesse del pubblico sull’argomento, un editore italiano mi diceva cinque anni fa che si trattava solo di un effetto della moda. Giocoforza bisogna constatare che si tratta di un’ondata di fondo che sta solo iniziando.
Il 13 novembre 2009 uscirà in prima assoluta negli Stati Uniti un film intitolato 2012. Si tratta di un film sensazionale che descrive gli avvenimenti nel modo più drammatico che si possa immaginare…

Perché il 21 dicembre 2012?

Il calendario Maya è composto da anni di 360 giorni (tun). 400 anni formano un baktun, cioè 144.000 giorni. Il calendario maya comprende 13 baktun in totale. Poiché la fine del mondo precedente è stata fissata dai Maya all’11 agosto 3114 a.C., il calendario ciclico riprenderà il 21 dicembre 2012.
Questa iscrizione primordiale e mezza cancellata, del monumento n. 6 del sito di El Tortuguero in Messico, indica che alla fine del 13° baktun, il dio Bolon Yokte scenderà sulla terra. Questo Dio è sovente rappresentato come il Dio del conflitto, della guerra e dei mondi inferiori. Non è dunque di distruzione che si tratta, ma della discesa di un Dio. Come nel caso di altre civiltà antiche, bisogna tradurre “discesa” con un cambiamento di atteggiamento dell’umanità.

Le origini

Per capire meglio, bisogna mettere questo movimento in un contesto più generale. Dalla nascita delle grandi religioni attuali, la nozione di “fine dei tempi” è una costante. Questo pensiero escatologico si è sviluppato molto in seno al cristianesimo. Basta leggere il vangelo di Luca per convincersene: “ve lo dico: questa generazione non passerà senza che tutto ciò accada” (1). Gli apostoli stessi erano convinti che sarebbero stati testimoni del ritorno del Cristo. Giovanni non dice forse: “ se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?” (2).

Poi, c’è stata la paura dell’anno 1000 in cui numerosi pensavano che il mondo stava arrivando alla fine. Questo timore arrivava dalla lettura dell’Apocalisse di San Giovanni: “ poi vidi scendere dal cielo un angelo che aveva le chiavi dell’abisso e una grande catena in mano. Afferrò il dragone, l’antico serpente, che è il diavolo e Satana, e lo legò per mille anni. Lo getto nell’abisso, chiuse e sigillò l’ingresso al di sopra di lui, in modo che non seducesse più le nazioni, fino a che i mille anni non passino. (…) quando i mille anni saranno passati, Satana sarà liberato dalla sua prigione. Uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra. “ (3)

In un altro ordine di idee,ricordiamoci della paura che si viveva alla vigilia dell’anno 2000. Comunque, da una ventina d’anni questo fenomeno si sta accelerando. Ci sono sempre più regolarmente degli annunci di date di sconvolgimenti. Tutti questi movimenti hanno in comune l’annuncio di una scadenza al di là della quale niente sarà più come prima. Sul dopo-scandenza regna sempre un flusso che lascia sovente la porta aperta a tutte le paure inconsce.

La fine del mondo?

Le informazioni più disparate circolano sui giornali, su certi libri e su Internet. Come non restare sorpresi dal numero di cose a volte contraddittorie che possono dirsi qua e là. È ben difficile orientarsi in un tale ammasso di informazioni.

Che cosa rientra nel possibile e cosa invece rientra più nell’immaginario di autori privi di pubblico? La prima cosa che non bisogna perdere di vista nel momento in cui si affronta un tale argomento, è il buon senso. Questo buon senso profondo, terreno che è una vera bussola per capire la situazione. Le cose vere sono sovente semplici e facili da capire.

Quanti annunci di grandi sconvolgimenti climatici, di terremoti, di cataclismi di ogni genere sentiamo? La terra, come tutto ciò che esiste, ha conosciuto un inizio e quindi conoscerà una fine. Nutrire questo genere di idee, è alimentare un serbatoio di paure. Questo catastrofismo, non è forse la leva di cui si servono la maggior parte dei governi per far esplodere le guerre e limitare le libertà? È verso questo modo di funzionare che dobbiamo andare?

Questo meccanismo è abbastanza classico attraverso tutta la storia. Bisogna riprodurre questa famosa paura dell’anno 1000 in cui dei predicatori passavano in rassegna le campagne predicando il pentimento? Sono stupito dal pessimismo delle teorie avanzate intorno al 2012. 2000 anni fa, un uomo ripeteva a chi desiderava ascoltarlo: “ uomini di poca fede” (4). Questo discorso non ha fatto una piega.

I discendenti dei Maya stessi lo dicono, non si tratta della fine del mondo, ma della fine di un mondo. Sono dei modelli di pensiero, dei vecchi riflessi che sono in corso di cambiamento. Ne va dell’umanità e di noi stessi , le trasformazioni hanno bisogno di tempo per maturare. Un cambiamento rapido e brutale non servirebbe a nessuno.

L’esigenza di coerenza con il nostro impegno interiore, ci rende portatori di speranza. Portatori non solo attraverso la parola, ma anche attraverso atti concreti. Partecipare, accompagnare il cambiamento, e anche a volte precederlo.

Quale cambiamento ci attende?

La stele Maya del sito di El Tortuguero rivela che il Dio Bolon Yokte “scenderà” sulla terra. Al di là del nome impronunciabile, si sanno poche cose sul suo conto. Ritroviamo in lui le caratteristiche della dea egizia Sekhmet che, secondo la tradizione sarebbe anche lei discesa sulla terra. Lei condivide con Bolon Yokte le caratteristiche di Divinità, della guerra e dei mondi inferiori.
 Bisogna capire che i “mondi inferiori” dell’epoca, non sono gli inferi di cui potremmo avere la visione noi oggi. Sono a immagine dei nostri propri demoni interiori.
 La venuta di Sekhmet sulla terra, significava lo scatenamento delle passioni, la liberazione delle forze interiori. È un caso se il suo nome è diventato sinonimo di terapeuta durante il medio impero? I suoi sacerdoti padroneggiavano le arti della terapia…
 Anche se questo oggi può sembrare sorprendente, la guerra, presso i Maya, come tra gli Egizi, era soprattutto un mezzo per risolvere i conflitti, i disaccordi. Come nella malattia, Sekhmet è stata inviata sulla terra per far scoppiare un ascesso.

Si ritrova questo concetto nell’India antica che parla di Kali Yuga (5) per descrivere l’epoca attuale. Kali Yuga si traduce con epoca di kali, la nera, o ancora con epoca del vizio. Kali rappresenta uno di quattro aspetti della madre divina, quello della distruzione per la ricostruzione. Le passioni sono lasciate libere per permetterci di ritrovare la nostra natura essenziale. I valori morali sono rimessi in questione per far nascere dei nuovi principi basati più sull’esperienza che sulla credenza. Kali e Sekhmet sono tutte e due associate alla fase delle mestruazioni nel ciclo mestruale: una fase necessaria per permettere un rinnovo interiore.

È ciò che gli Egizi hanno immaginato con il passaggio dalla natura passionale di Sekhmet con la testa da leone, alla serenità della sfinge che senza negare il suo corpo da leone, ha posato sopra la testa di un uomo.

Il punto in comune che si trova nei racconti apocalittici è la descrizione di uno stato di confusione che regna all’approssimarsi del cambiamento. Confusione in cui si mescolano ogni genere di informazioni. Non è ciò che si osserva già oggi? I canali di informazione si sono moltiplicati: internet, televisione, cinema, telefono. Offrono una cassa di risonanza a tutti coloro che hanno sete di sensazionalismo, o che agiscono in preda alla paura. Informazioni disparate si accumulano e ci invitano sempre più a esercitare il nostro discernimento. Non si tratta di rinnegare tutto, ma di riconoscere ciò che ci fa veramente crescere.

Sta a noi saper ritornare al cuore di noi stessi per poter “sentire” il segnale silenzioso. Quello che ci permette di sapere se una affermazione risuona in noi o no. Il Cristo riassume questo concetto con una parabola: “ i ladri e i briganti sono venuti, ma le pecore non li hanno ascoltati. (…) il buon Pastore conosce le sue pecore, esse riconosceranno la sua voce.” (6)

Quando accadrà questo?

La stessa domanda veniva posta al Cristo 2000 anni fa dagli apostoli stessi. Ecco ciò che Lui risponde: “guardate il fico e tutti gli altri alberi. Appena iniziano a germogliare voi non dovete fare altro che osservarli per capire che l’estate è vicina. Allo stesso modo, anche voi, appena vedrete che ciò accade, saprete che il regno di Dio è vicino. “ (7)

Quali sono i germogli? Credo che i primi innegabili germogli non siano altro che noi stessi… Da 20 anni il numero di gente in ricerca è considerevolmente aumentato. Lo sviluppo delle medicine alternative è senza precedenti. La crescita del numero di libri, e di riviste dedicate allo sviluppo personale è esponenziale, portando i libri spirituali alla portata di tutti.

Negli anni 80, eravamo poco numerosi a leggere dei libri che all’epoca erano denominati “esoterici”. Erano diffusi da un pugno di piccoli editori e erano sovente relegati a un piccolo scaffale nelle librerie. Oggi le cose si sono evolute. Ciò che cambia anche, è che questo movimento, all’ora limitato essenzialmente al dominio spirituale, prende una dimensione sociale, politica. Una azione concreta è in corso.

Il messaggio è chiaro: i segni sono sotto i nostri occhi, un nuovo mondo sta nascendo. Allo stesso modo, invece di interpretare gli sconvolgimenti cosmici o storici come segni precursori di una catastrofe, il Cristo vi discerne al contrario l’annuncio di un avvenire. Un rinnovamento si è già innescato in modo irreversibile ed è già iniziato.

Dietro la parabola del fico si nasconde anche un’altra lettura. Gli alberi sono un punto di riferimento stupefacente. Seguono in diretta la pulsazione del cuore della nostra umanità e ci danno informazioni sullo stato di avanzamento del cambiamento che ne segue. Da 25 anni lavoro nel campo della percezione sottile, mi sento di affermare che anno dopo anno, la qualità energetica degli alberi evolve. Sono un indicatore molto preciso del cambiamento della terra.

Se crediamo alle tradizioni antiche, sciamaniche, le cose sono seguite da molto vicino al livello del cuore dell’umanità, cioè dal sole centrale al centro della terra. Colui che è stato chiamato “re del mondo” (8) nel buddhismo tibetano o ancora “Mahatma della terra”.

Come prepararsi?

In un’epoca in cui è così facile dibattere di idee e concetti, è più che mai importante relegarsi alla terra. È sprofondando le radici nel cuore di questa che è possibile collegarsi all’umanità come a un tutto. Questa sensazione da una forza poco comune, perché diventa evidente che non siamo più gocce isolate che da sole non possono fare niente. Anzi, al contrario, diventiamo la goccia che sa di appartenere all’oceano intero. Diventiamo parte ricevente dell’evoluzione dell’umanità stessa.

Per aiutare questa presa di contatto, ecco una meditazione semplice ispirata da quelle che praticavano gli egizi al tempo del faraone Akhenaton

Si tratta di sedersi e di prendere contatto con il suolo, di sentire le proprie radici sprofondare nel suolo e a mettersi in contatto con la terra e di richiamare la sua presenza vibrante al centro del nostro petto.

Lentamente e con fluidità, spostate la vostra coscienza al centro della terra fino a che non vi identificherete con il centro stesso della terra. Dopo un po’ di impregnazione del nostro amore, la presenza del cuore della terra si confonderà con la presenza del nostro cuore. Il nostro cuore diventerà il cuore della terra, e il cuore della terra il nostro. In questo momento di comunione intensa, le informazioni sul futuro del nostro pianeta si impregneranno in noi. Non sarà per forza cosciente, ma ci sarà un legame che poco a poco si tesserà tra la terra e noi stessi e che permetterà al nostro lavoro di inscriversi in uno schema globale dell’umanità.

Poi la nostra coscienza potrà fare il cammino inverso facendo ritornare la coscienza della terra nel suo insieme al livello del cuore. Poi ringraziarla per l’esperienza vissuta.

Esiste un meccanismo a cui poche persone danno importanza. Ogni notte, che lo vogliamo o no, noi riportiamo alla nostra coscienza molte informazioni. Alcuni sogni ci segnano molto e ci danno delle indicazioni precise sul nostro ruolo in seno al “grande piano”. Attraverso dei tocchi successivi il linguaggio dei sogni ci indica il cammino da prendere e ci prepara al ruolo che avremo, per quanto umile esso sia

A mo’ di conclusione

In questi tempi di cambiamento, credo che abbiamo una responsabilità particolare. Se i nostri ideali non si riflettono in una azione concreta, quale discorso possiamo fare? Le parole sono vane se non sono accompagnate dai fatti. La malattia di cui soffriamo oggi come umanità è quella di non andare fino in fondo alle nostre idee. Noi iniziamo una riflessione senza arrivare fino alle sue conseguenze. Per paura, per sentimento di colpa, noi tratteniamo la forza di ciò che batte nel nostro petto.

Se abbiamo iniziato un reale percorso interiore, la prima domanda da farci è di sapere come aiutare il meccanismo di cambiamento che è in atto. È un reale risveglio delle coscienze che dobbiamo accompagnare. Perché ciò sia possibile, non dimentichiamo il vecchio proverbio: “il primo prossimo è se stesso”.
 La vita ci chiede più che mai di cominciare a cambiare noi stessi, ciò che desidereremmo veder evolvere nell’altro. Gandhi diceva molto giustamente a proposito: “siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”.
 Il ruolo delle forze separatiste che noi viviamo oggi e quello di dividere per insegnarci l’importanza della coerenza interiore. Ci inducono a mentire, a mentire a noi stessi per insegnarci la forza della verità interiore.

È ciò che all’incirca diceva il profeta Maometto a un suo discepolo parlando del tempo della fine (10).

Sapere che la terra si avvicina a una fase di mutamento non deve farci perdere l’istante presente. Al contrario, questo dà un’altra intensità allo sguardo che possiamo avere sulla realtà. Questo permette di porci la domanda di chi ci fa vivere e respirare. Una presenza in ogni istante della vita che ci permette di essere di volta in volta attori e spettatori.

 Bernard Rouch

 

Gli autori di questa pagina sono José & Resya Satchitshanti.

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